Within Sardinia are still many places that have preserved intact their traditions and culture.
The Luna Sorgente Hotel is in the center of one of these territories, the Marmilla, a little world full of history, nature, culture and tastes to discover.
For this, we rely on specialized professionals who are able to guide our guests through all that our area has to offer and propose a new way of living the country that receives a great success year after year.
All’interno del paese vi sono ben 6 edifici religiosi, tra i più antichi troviamo la chiesa di San Nicola, risalente alla fine del XII, inizi del XIII sec. edificata in stile arcaico-pisano. La chiesa di San Giovanni Battista, il cui impianto originario risale al XIII secolo che fu poi ampliata nel secolo successivo; la chiesa di Santa Lucia, risalente al XIV sec.che presenta segni di architettura tardo-gotica. Del XVII sec. è la chiesa di Santa Tecla, in stile Aragonese con elementi tardo-gotici , destinata nei secoli successivi a cimitero pubblico che attualmente ospita il museo multimediale dei reperti rinvenuti negli scavi del nuraghe Su Nuraxi. Edificio di grande valore architettonico del XVI-XVII sec. è la parrocchiale della B. V. Immacolata, edificio a tre navate in stile tardo-gotico, che custodisce una predella in legno policromo e diversi dipinti a tempera attribuibili alla scuola cagliaritana di Stampace. Ancora abbiamo la chiesa di San Francesco, ricostruita agli inizi del Seicento alla quale è annesso l’ex convento dei cappuccini, attualmente sede di un centro culturale polivalente dove è presente un’importante biblioteca specializzata in archeologia e studi sardi.
Barumini: museo Palazzo Zapata
Situato al centro del paese accanto alla chiesa parrocchiale dell’Immacolata, quasi a sottolineare i due poteri, quello sacro e quello laico, l’imponente edificio fu costruito agli inizi del ‘600 dai Baroni Zapata sull’antica Barumini nuragica. Lo stile è quello classicista imposto in quegli anni da Filippo II; per la sua costruzione ci si ispirò al palazzo degli Zapata sito a Cagliari. Attualmente, sopra suggestive passerelle e piattaforme è ospitato il Museo della civiltà nuragica destinato a diventare una delle realtà museali più importanti dell’isola.
Caratteristico il centro storico del piccolo paese, dove è possibile ammirare le tante abitazioni realizzate in pietra locale, le piazze, i vicoli lastricati ed i numerosi inserti in arenaria che arricchiscono le case. Tra gli edifici di rilievo si evidenziano il Monte Granatico, oggi sede del centro studi G.B. Tuveri, la casa Onnis, la struttura del cineteatro degli anni ‘60 e numerose case private ricche di arredamenti di spiccato gusto etnografico.
Lunamatrona: le chiese
Il centro ospita tre edifici religiosi importanti: La chiesa di Santa Maria, prima parrocchia del paese edificata nel XIV secolo in stile romanico, per lungo tempo abbandonata e di recente restaurata. La chiesa di San Sebastiano, della quale però non si conosce la data di costruzione, ed infine la parrocchiale di San Giovanni Battista, costruita a metà del XVI secolo su un’area dove sorgeva una chiesetta dell’XI secolo; al suo interno custodisce il retablo rinascimentale di Santa Maria, opera di Antioco Mainas, pittore Cagliaritano.
Lunamatrona: Museo del territorio "Sa Corona Arrubia"
Posizionato in un anfiteatro naturale di basalto rosso nel territorio di Sa corona arrubia, il museo si propone di far ammirare le specie animali e vegetali della Marmilla e di tutto il resto della Sardegna, attraverso i diorami, moderne ricostruzioni tridimensionali del bosco della Giara e tanti altri. Il museo è articolato in diverse sezioni tematiche: botanica, faunistica, geologica e antropica. Dopo la visita al museo si potrà ammirare dal vivo tutto ciò che si è visto all’interno con un’ascesa con la seggiovia panoramica che conduce fino all’altopiano del vicino territorio di Siddi.
Lunamatrona: Museo demoetnoantropologico “Dea Luna”
Ubicato presso un edificio dei primi del ‘900 in passato sede del municipio, il museo, di recente apertura, ospita una collezione che rappresenta l’evoluzione subita dal tradizionale mondo agropastorale ed il suo passaggio alla modernità. L’esposizione si articola in diversi ambienti, che offrono al visitatore una testimonianza delle profonde trasformazioni avvenute nella società colta degli anni sessanta del secolo scorso nella Sardegna meridionale. Le sale ospitano varie ricostruzioni tra cui il laboratorio del calzolaio, della parrucchiera e la maglieria, la sala cinema; un ambiente è destinato ai mezzi di trasporto, tra i quali la bicicletta.
Lunamatrona: Casa museo Luigi Murru
Un corpetto vecchio di trecento anni. Ed una macchina per pulire il grano che ottant’anni fa si potevano permettere le famiglie più ricche della Sardegna. Sono solo alcune delle chicche che attendono gli appassionati delle tradizioni contadine nel “museo fatto in casa” situato a Lunamatrona, in via Risorgimento, 24 Si tratta proprio di una mostra permanente allestita da Luigi e Tecla Muru. E’ bastata la passione e la cura dei due anziani di Lunamatrona sostenuti dalla nipote Maria Bonaria Serra, per creare un piccolo gioiellino lungo la strada principale del paese. La piccola stanza con il vicino cortile consentono un affascinante viaggio nel passato contadino della Marmilla. C’è un corpetto da donna ricamato con fili d’argento: tutt’altra cosa rispetto al filo metallico utilizzato nei costumi dei gruppi folk. Ed ancora il corredo della donna promessa sposa ad un contadino. “La busta per il pane e quella per il formaggio per quando si andava in campagna”, spiega Tecla “il grembiule per preparare l’impasto per il pane cotto nel forno a legna”. Tessuti oggi dimenticati come quelli dei due manichini, che ritraggono una spigolatrice ed un mietitore, pronti per la raccolta del grano nei campi dorati di fine giugno. Non è stato difficile per i due fratelli recuperare alcune centinaia di oggetti, il pezzo forte un telaio a mano. Nel vicino cortile del signor Luigi attrezzature per il lavoro dei campi. (Fonte: Articolo di Antonio Pintori - L'Unione Sarda)
Genuri: le chiese
La chiesa parrocchiale di Santa Maria di Monserrato, ad una sola navata con volta in legno e tre false cupole è l’edificio sacro principale del paese. Fu modificata e arricchita nel corso dei secoli fino al ‘700. Gli altri due edifici sorgono nelle campagne vicine. La chiesa di San Marco Evangelista, che sorge vicino alla zona archeologica omonima, fu edificata nel XV secolo e fu successivamente restaurata nel 1743. La chiesa di San Domino risalente anch’essa al XV secolo, al suo interno custodisce un singolare altare in pietra con particolari decorazioni, probabilmente unico in Sardegna.
Genuri: museo dell'Olio d'oliva
Il museo è ospitato in una delle più antiche abitazioni del paese, debitamente ristrutturata, nella quale sono custoditi gli utensili che venivano utilizzati una volta per la raccolta e la lavorazione delle olive, la cui coltura è a Genuri piuttosto diffusa anche attualmente.
Gesturi: le chiese
I numerosi edifici sacri presenti a Gesturi risalgono ad un periodo storico che va dalla prima metà del 1400 al 1600. Lo stile è in prevalenza quello romanico e gotico; la chiesa più antica è quella di Santa Barbara, edificata nella prima metà del ‘400 in stile romanico-gotico. Dei primi del ‘600 è la parrocchiale Madonna dell’Assunta, interamente in stile gotico, dedicata a Santa Teresa d'Avila, patrona del paese. La chiesa di Santa Maria Egiziaca o del Santo Sepolcro, edificata a tra il 1500 e il 1600 in stile tardo-gotico e rinascimentale, è nota in quanto sede dell’antica confraternita del sepolcro. Sempre del 1600 è la chiesa di San Sebastiano, che ospita al suo interno una statua della Madonna con la scritta “Nuestra Señora del Rosario”. Appena fuori dal paese troviamo, immerso nella vegetazione, il santuario campestre della Madonna d’Itria.
Sanluri: il borgo medievale
Si estende a sud del castello giudicale ed ha origini molto antiche. Il piccolo borgo si ampliò nel periodo medievale, ed assunse molta importanza, al punto che nei primi anni del XIV secolo divenne capoluogo della curatoria di Nuraminis. Camminando per i viottoli pavimentati con il tradizionale acciottolato, è possibile ammirare le case antiche che ogni anno si animano a fine settembre in occasione della “festa del borgo”. E’ possibile ammirare anche alcune chiese del paese: la chiesa di San Lorenzo, la chiesa di San Martino, la chiesa di San Pietro, la chiesa parrocchiale di Nostra Signora delle Grazie ed il museo etnografico dei cappuccini. Sa potta de su casteddu Porta di accesso al borgo, fu costruita a metà del XIV secolo assieme al resto delle fortificazioni ed alle altre tre porte, a seguito di un trattato di pace tra i sovrani Pietro IV il Cerimonioso (re d’Aragona) e Mariano IV (Giudice d’Arborea). Il giudice decise di costruire la fortezza per trasferire nelle vicinanze del castello i fanti ed i cavalieri che risiedevano a Cagliari e ad Iglesias. La porta, che consentiva l’accesso a chi arrivava da Sardara, era alta originariamente 12 metri e veniva chiusa da un portone a due ante e da una saracinesca. Fu costruita in posizione arretrata rispetto alla strada di circonvallazione in modo da consentire una migliore difesa laterale.
Sanluri: Museo etnografico dei Frati Cappuccini
Il museo è allestito all’interno del convento dei frati cappuccini, situato su uno dei colli più panoramici della zona a breve distanza dal castello medievale. Al suo interno sono custodite: una raccolta d’arte sacra, nella quale sono compresi quadri datati a partire dal XV secolo, numerosi prodotti dell’artigianato locale, gli strumenti da lavoro utilizzati dai frati nel corso dei quattro secoli di vita del convento e diversi reperti archeologici risalenti a periodi diversi, dall’età nuragica al periodo del Regno d’Italia. Vi sono inoltre custoditi antichi strumenti dei laboratori di fisica, utensili delle vecchie farmacie, una collezione di macchine fotografiche d’epoca, di orologi e dei modellini animati che ricostruiscono la vita nei campi.
Sanluri: le chiese
La chiesa di Sant’Anna, la cui costruzione risale almeno al secolo XVI, è sede dal 1726 della Confraternita del Carmine e fu più volte restaurata nel corso dei secoli successivi. Al suo interno ospita la statua della Vergine del Carmine e la statua di Sant’Anna, di non facile datazione perché ridipinta, ma sicuramente molto antica. La chiesa parrocchiale di Nostra Signora delle Grazie fu ricostruita tra il 1781 e il 1786 su una preesistente chiesa della quale resta il campanile gotico, in gran parte modificato e sopraelevato per adattarlo allo stile barocco dell'insieme. Al suo interno è custodito il retablo di Sant’Anna datato al 1576, raffigurante nella parte mediana la crocifissione ed attribuito ad Antioco Mainas. La chiesa di San Lorenzo, edificata all’inizio del XIV secolo, sorge all’interno del borgo antico. Nel corso dei secoli ha subito dei cambiamenti, si notano infatti le modifiche fatte nel XVII secolo in cui furono ricostruiti il tetto, le cappelle di San Lorenzo e della Vergine d'Itria e sulla facciata fu costruito un loggiato. La facciata è sormontata da un campanile a vela a due aperture, dove sono presenti due campane, una delle quali più antica. Ciò ha fatto pensare che l’edificio sia stato costruito su una chiesa preesistente della quale la campana sia l’unica testimonianza. La chiesa di San Martino Vescovo fu edificata nel XIII secolo in stile romanico, anche se nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche. Ha un impianto semplice, con un’unica navata, abside semicircolare e copertura a capriate. Degli arredi originari rimane ben poco, poichè in parte sono andati perduti ed in parte trasferiti nella chiesa parrocchiale del paese. La chiesa di San Pietro sorge al centro della cittadina. Costruita in stile romanico, fu consacrata nel 1377, testimonianza data da un’epigrafe scritta in lingua sarda custodita all’interno dell’edificio. All’interno vi sono custoditi un altare ligneo dorato datato ai primi del 1700, alcune tele settecentesche ed un simulacro ligneo di San Pietro del XIV secolo. Un tempo al suo interno custodiva anche il Retablo di S. Eligio, opera di grande valore dei primi del 1500, attribuito ad autore ignoto chiamato convenzionalmente “maestro di Sanluri” oggi custodito nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari.
Siddi: le chiese
All’interno del centro storico, caratteristico per le sue viuzze lastricate e le abitazioni costruite con i mattoni crudi, ladiri, è possibile visitare la chiesa parrocchiale SS. Vergine delle Grazie. L’edificio, riedificato agli inizi del XVIII secolo sopra una precedente chiesa del 1600, è sovrastato da un’alta torre campanaria ultimata nel 1688. All’interno si possono ammirare delle statue lignee del XVII secolo ed un altare, anch’esso ligneo, realizzato nel 1766. L’edificio più antico del paese è la chiesa di San Michele Arcangelo, edificata nel XIII secolo in stile romanico. La chiesa, a due navate, presenta nell’architrave del portale sinistro un particolare ciclo scultoreo in rilievo che ha come soggetto cinque figure antropomorfe, ed è la chiesa romanica più piccola in Sardegna.
Siddi: Museo delle tradizioni agro-alimentari della Sardegna
Ospitato presso la secentesca Casa Steri, ubicata nel centro del paese, il museo è una rivisitazione degli spazi abitativi e lavorativi della casa nei vari secoli. Percorrendo i diversi ambienti si possono quindi scoprire le tecniche di produzione, i modi di cucinare e consumare gli alimenti, i saperi e le consuetudini dell’intera comunità. Tutti gli spazi espositivi riconducono quindi alla riscoperta della storia alimentare in Sardegna, ai modi tradizionali di produrre, trasformare e conservare i cibi fin dal periodo nuragico. La visita al museo inizia con gli ambienti dedicati al ciclo dell’olio e del latte, si prosegue con il mulino ed con la secentesca cucina con i tipici fornelli per arrostire la carne ed una vasta gamma di utensili come setacci, ceste e “civeddas”, tipiche conche sarde in argilla o terracotta. Infine si passa al granaio, dove ritroviamo gli strumenti del lavoro agricolo, le stalle con marchi per gli animali e gli strumenti per la vinificazione.
Siddi: Museo Ornitologico della Sardegna
Quello di Siddi costituisce l’unico museo ornitologico dell’isola, insieme alla più completa collezione museale di uccelli attualmente presente in Sardegna. L’esposizione si compone infatti di circa 300 esemplari (rappresentati in 21 ordini e 51 famiglie), tutti appartenenti alla fauna stanziale e migratrice che popola i diversi habitat dell’isola. Al piano terra è posta la sezione espositiva e quella informativa. Qui i visitatori hanno la possibilità di contemplare, in un percorso rigorosamente scientifico, eleganti trampolieri (dal fenicottero, all’airone bianco maggiore, al mignattaio, alla cicogna bianca, alla spatola, al tarabuso ecc.), oche e anatre dai piumaggi variopinti (dall’oca selvatica, alla moretta codona, al fistione turco, al mestolone, all’orco marino, al gobbo rugginoso, ora estinto dal territorio regionale, al quattrocchi, allo smergo maggiore, ecc.), affascinanti rapaci notturni (dal gufo comune, al barbagianni, alla civetta, all’assiolo, ecc.), e bellissimi rapaci diurni (dal falco della regina, anche in forma scura, al falco pescatore, al falco pecchiaiolo, all’astore, al falco pellegrino, all’aquila del Bonelli, al gipeto, estinto e reintrodotto nel territorio regionale nel 2008, al nibbio bruno, al grifone, ecc.). Si possono inoltre osservare numerosi passeriformi (dagli uccelli più piccoli d’Europa come il fiorrancino, il regolo e il pendolino, allo scricciolo, all’usignolo, al pettirosso, alla balia nera, alla sterpazzola di Sardegna, alle diverse specie di rondini, all’occhiocotto, alla ballerina gialla, al rigogolo, al corvo imperiale, alla ghiandaia, ecc.), diverse varietà meno note e rare (dal picchio rosso minore, alla pulcinella di mare, all’uria, al pollo sultano, al gabbiano corso ecc.) e altre ancora a rischio d’estinzione (dalla gallina prataiola, al falco grillaio, all’uccello delle tempeste, ecc.). Attraverso un percorso tattile e visivo, uno spazio introduce poi alla storia evolutiva degli uccelli, dal “dinosauro con le ali” Archeopteryx, allo scheletro di una grossa specie odierna. Completano questa sezione cartellini e schede informative su ogni esemplare esposto, ed una serie di pannelli didascalici sugli aspetti più rilevanti della biologia degli uccelli e sui principali tipi di habitat da loro frequentati. Al primo piano, passando attraverso un grande uovo, si sviluppa la sezione ludico-didattica, quella multimediale e la sala convegni. Qui trovano spazio un “eco-ambiente attivo”, per una full immersion visiva, sonora, tattile ed olfattiva all’interno degli habitat più caratteristici dell’isola. E poi schermi giganti e PC per proiezioni, interazioni, attività didattiche e “collegamenti” unici, anche con telecamere che riprendono 24 ore su 24, senza disturbare e a scopo scientifico, divulgativo e di studio, alcuni nidi di rondini costruiti all’interno di una casa tipica nel centro storico del paese. Tutte le sezioni del museo cambiano inoltre la loro disposizione con il mutare delle stagioni (dagli esemplari esposti, alla vegetazione presente, ai profumi, ai versi), seguendo così la natura, le migrazioni e gli spostamenti degli uccelli nel corso dell’anno. Gli ambienti museali si concludono con uno shop fornito di libri, dvd, pupazzi, puzzle, penne, cartoline, ceramiche e oggettistica varia sugli uccelli, sulla natura e sull’ambiente, insieme alle produzioni più rilevanti degli artigiani e dei produttori di Siddi.
Tuili: le chiese
La chiesa di San Pietro Apostolo, edificata nel 1470, sorge nella parte alta del paese. Ha una struttura semplice con unica navata e volta a botte. Il portone, originariamente in legno, è stato rifatto nel 1981 con gli stessi motivi in bronzo e rame. All’interno è possibile ammirare l’altare marmoreo del XIX secolo, gli affreschi nella navata con le storie di San Pietro, il settecentesco fonte battesimale sorretto da un angelo e chiuso da un prezioso cancello in ferro battuto. L’opera più prestigiosa, per la quale Tuili è conosciuta anche oltremare è il retablo del maestro di Castelsardo, capolavoro rinascimentale dichiarato Monumento Nazionale sito nella prima cappella dell’edificio. È un’imponente pala d’altare a doppio trittico dipinta a tempera ed olio su tavola. Al centro del dipinto è raffigurata la Madonna in trono col bambino, quattro angeli musicanti e due reggi corona. A sfondo di tutte le tavole sono state inseriti paesaggi fiamminghi e scene di vita quotidiana. Altro edificio religioso sito all’ingresso del paese, è la chiesa di Sant’Antonio, edificata in stile spagnolo nel XVI secolo, un tempo unita al monastero. La chiesa è protetta da alte mura e da un cancello, all’interno del quale troviamo la piazza del sagrato dove sorgono ancora le “cumbesias”, antico rifugio dei pellegrini che arrivavano in occasione della festa e dentro le quali si svolgeva, sempre nello stesso periodo, il mercato. Ha pianta a croce latina ed al suo interno custodisce un altare ligneo in stile barocco, composto da quattro colonne tortili che sorreggono una trabeazione decorata a fiorami, dentelli e teste di angioletti.
Tuili: Parco tematico Sardegna in miniatura
È un parco tematico nato alcuni anni fa che si estende su una superficie di circa 30000 mq. Al suo interno sono stati ricreati in scala tutti i monumenti più importanti presenti. I monumenti sono realizzati con resine sintetiche in grado di resistere agli agenti atmosferici. Tra le varie attrazioni del parco, spicca per la sua bellezza e precisione il villaggio nuragico, nel quale sono stati ricostruiti gli usi e costumi delle popolazioni nuragiche. Ampio spazio è dedicato alle specie floreali sarde.
Tuili: Villa Asquer
Edificato nella prima metà del XIX secolo, l’edificio è attribuito alle maestranze dell’architetto Gaetano Cima. Costruito in stile neoclassico, è ad un solo piano con larghe paraste ed una grande cornice circolare al centro. La villa è attualmente in fase di restauro per essere adibita a centro culturale.
Furtei: le chiese
La chiesa parrocchiale di Santa Barbara, edificata nel XII secolo, è l’edificio più imponente del paese. Al suo interno è ricca di arredi sacri, come la tavola del XVI secolo raffigurante la crocifissione, attribuita al pittore Antioco Mainas, l’acquasantiera del 1590 e la statua lignea di Santa Barbara in estofado de oro. Poco distante troviamo la chiesa di San Narciso costruita nel XII secolo in stile romanico, che sorge su un colle. All’interno è composta da due navate diverse tra loro, separate da pilastri con archi a tutto sesto. Risalgono al periodo giudicale la chiesa di Santa Maria della Natività, riedificata con due campane, la chiesa di San Sebastiano, ed infine la chiesa della Sacra Famiglia. Del XII secolo è invece la chiesa campestre di San Biagio, situata nella località di Nuraxi. L’edificio nel periodo medievale, fu la chiesa parrocchiale di un villaggio, poi abbandonato qualche secolo dopo.
Pauli Arbarei: le chiese
Il paese è raccolto attorno alle due uniche chiese: la parrocchiale di San Vincenzo, e la chiesa di Sant'Agostino. La prima risale alla metà del XVII secolo ed è in stile rinascimentale, al suo interno sono custoditi oggetti di pregio, tra cui un secentesco crocifisso ligneo ed una preziosa croce astile in argento. La chiesa di Sant’Agostino, il cui primo impianto risale al 1421, originariamente ad una sola navata, attraverso diverse fasi costruttive fu ampliata fino all’impianto attuale costituito da tre navate e tetto a capriate. La chiesa si anima in occasione della festa che si svolge ogni anno a fine agosto.
Pauli Arbarei: Museo Etnografico “Sa Tellaia”
Inaugurato il 29 Agosto del 2002 in occasione della Sagra della Pecora, il Museo Etnografico "Sa Tellaia" situato in via Cavour n. 19 a Pauli Arbarei, è di proprietà del Sig. Cadau Giampiero. Allestito in un ambiente della stessa abitazione del proprietario, adattato per ospitare la struttura museale, contiene oggetti e materiali tipici della cultura contadina e dell’antica cucina sarda.
Las Plassas: le chiese
Edificio religioso principale è la chiesa di Santa Maria Maddalena, edificata nella seconda metà del 1600 sui ruderi di un’edifico bizantino e finita di costruire agli inizi del 1700. Altra chiesa è quella di Santa Maria delle Grazie, risalente al XIV-XV secolo che accoglie al suo interno un pozzo votivo probabilmente del periodo nuragico.
Sardara: Museo archeologico Villa Abbas
Situato al centro del paese, il museo ospita le ricostruzioni della vita degli uomini del campidano a partire dalla preistoria fino al medioevo: il loro modo di vivere, i materiali usati per procurarsi il cibo, i metodi costruttivi di case e tombe e le divinità venerate nei diversi periodi storici. All’interno è inoltre allestito un percorso tattile, che permette al visitatore di toccare con mano i reperti esposti in vetrina. Tra gli oggetti esposti sono da segnalare un prezioso piatto medievale in ceramica, due bronzetti raffiguranti gli arcieri e una tomba romana con i bambini.
Villamar: le chiese
Delle otto chiese fabbricate a Villamar, ne rimangono solo alcune. Al centro del quartiere Maiorchino sorge la chiesa di San Pietro, costruita nella seconda metà del XIII secolo in stile romanico-pisano. L’edificio, costruito con arenaria e vulcanite, è a due navate ciascuna terminante con un’abside. Sono inoltre presenti motivi decorativi che riportano l’influsso delle maestranze arabe, impiegate per la costruzione della chiesa. La parrocchiale di San Giovanni Battista, edificata nel XIII secolo in stile romanico, conserva poco della sua forma originaria, poiché già nel XVI secolo venne ristrutturata in stile tardo-gotico secondo il prototipo sardo-catalano presente nella parrocchiale di San Giacomo a Cagliari. La chiesa attualmente è a tre navate con due cappelle laterali. Al centro si apre il portale arricchito da una cornice modanata, affiancato da altri due ingressi laterali, mentre sulla sinistra vi è un campanile a canna quadrata. All’interno, oltre ai preziosi arredi sacri, riveste grande importanza il retablo realizzato nel 1518 da Pietro Cavaro, noto pittore cagliaritano che aveva la sua bottega nell’antico quartiere di Stampace. L’opera fu commissionata al pittore dalla famiglia Aymerich, che fece mettere il suo stemma, che compare nell’estremità inferiore dei polvaroli. Fuori dal centro abitato sorge la chiesa della Madonna d’Itria edificata nel XII secolo, il cui aspetto attuale è frutto di numerosi interventi che hanno trasformato l’impianto originario. E’ un edificio a tre navate, quella centrale è affiancata da cinque archi a sesto acuto che sorreggono le coperture in travi lignee. La facciata centrale è composta da un campanile a vela ed al centro vi è una scultura in pietra di Maria. La chiesa è interamente recintata e circondata da un bel giardino.
Ussaramanna: le chiese
Situata all’interno del caratteristico centro storico, troviamo la chiesa di Santa Maria del Carmine; il santuario costruito alla fine del XVI secolo, fu poi sconsacrato nel Settecento, e divenne sede del Monte Granatico e del Monte Frumentario per essere infine utilizzata come sala congressi. Attualmente in occasione delle celebrazioni della Pasqua viene riutilizzata come chiesa. Poco distante troviamo la parrocchiale di San Quirico, chiesa ricostruita ai primi del 1600 su un edificio preesistente ed ampliata nei secoli successivi. Al suo interno si possono ammirare preziosi arredi marmorei del Settecento. Recentemente restaurata è la chiesetta campestre di San Lorenzo, costruita nel XIV secolo. Situata a circa 1,5 km dal paese, intorno ad essa sono presenti blocchi, laterizi, e ceramiche romane, a testimonianza di antichi insediamenti. Al suo interno erano custodite due tavole di un polittico del secondo quarto del XVI secolo, raffiguranti i Santi Sebastiano e Rocco, attribuite al maestro di Oliena. Attualmente le tavole sono custodite nella pinacoteca Nazionale di Cagliari.
Segariu: le chiese
Delle sette chiese esistite fin dall’antichità se ne conservano solo due: la chiesa parrocchiale di San Giorgio e la chiesa campestre di Sant’Antonio di Padova. La prima, dedicata a San Giorgio martire di Cappadocia fu edificata a partire dal XIV secolo in diverse fasi costruttive. Edificio ad unica navata con volta a botte, arricchita da cinque cappelle tra le quali spicca quella della Vergine delle Grazie, del XVI secolo, decorata da una tavola divisa in sedici quadretti in legno dipinti ad olio raffiguranti i Misteri del S. Rosario. Di grande interesse è anche l’altare della cappella di Sant'Antonio di Padova, la bussola, il pulpito marmoreo e l’altare maggiore del 1824. La chiesa campestre di Sant’Antonio di Padova, fu edificata tra il XII ed il XIII secolo in stile romanico. Dell’impianto originario rimangono i muri laterali e l'abside. All’interno dell’edificio è presente un pozzo dove in passato si trovava una fonte d'acqua terapeutica, al quale si accede da un’apertura collocata su una gradinata.
Villanovaforru: le chiese
All’interno del paese ritroviamo la parrocchiale di San Francesco, edificata nel XVII secolo con campanile a pianta quadrata costruito nel 1912. È costituita da una navata centrale con copertura lignea sostenuta da tre archi a sesto acuto. A sinistra si possono ammirare tre cappelle edificate nel Seicento assieme al presbiterio ed al coro. Allo stesso periodo risaliva l’altare ligneo sostituito nel 1787 da un altare in marmo con paliotto, mensa, tabernacolo, tre gradini e tronetto. Altro edificio religioso è il santuario campestre di Santa Marina, il cui impianto originario risale al 1280. Nel 1583, periodo di dominazione spagnola, la chiesa fu restaurata e modificata per poi essere ricostruita nel 1686, come testimonia l’iscrizione su una pietra posta sotto l’architrave.
Villanovaforru: Museo Civico Archeologico
I reperti recuperati negli scavi del complesso nuragico di Genna Maria sono custoditi all’interno del Museo Civico archeologico che occupa un edificio del XIX secolo già adibito a Monte Granatico. L’esposizione, a più sezioni tematiche, si estende su due livelli e comprende una delle più ricche raccolte di testimonianze di cultura materiale di tutta la zona che vanno dal periodo nuragico a quello punico-romano. Di particolare interesse è la raccolta di corredi d’uso del IX-VIII secolo a.C. e di lucerne, strumenti di culto, e doni votivi databili dal periodo cartaginese all’età bizantina.
Villanovafranca: Museo Civico Archeologico "Su Mulinu"
Tutti i reperti ritrovati nel sito nuragico di “Su Mulinu” sono custoditi nel Museo Civico Archeologico, ubicato presso l’edificio del Monte Granatico nel centro storico del paese. La raccolta comprende oggetti che vanno dal periodo preistorico all’Alto Medioevo, divisi in tre sezioni. La prima raccoglie i reperti ceramici, metallici, vitrei e litici di tutto il territorio risalenti ad un periodo che va dal IV millennio a.C. al III secolo d.C.. La seconda zona raccoglie i reperti ritrovati nel nuraghe, in particolare un Calco dell’Altare nuragico unico in tutta la Sardegna. L’ultima sezione, dedicata ai non vedenti, si compone di un ripiano tattile con le copie dei materiali esposti più importanti, di un plastico ricostruttivo e di un tabellone in “braille” contenente informazioni sulla fortezza nuragica.
Barumini
Collinas
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Genuri
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Las Plassas
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